Quando la paura diventa un gioco di sguardi
A fine ottobre le giornate si accorciano, l’aria si fa più fresca, e nelle vetrine cominciano a comparire zucche, ragnatele finte e pipistrelli sorridenti. È il segnale inconfondibile che Halloween sta arrivando.
C’è chi la ama, chi la considera una trovata commerciale importata dagli Stati Uniti, e chi la vive come un’occasione per fare festa! Ma pochi sanno che Halloween ha origini antichissime, ben più profonde di quanto sembri — e che il suo legame con gli occhi, la luce e la protezione affonda nelle credenze più antiche dell’umanità.
Dalle brughiere celtiche alle strade illuminate
Halloween deriva dalla festa celtica di Samhain (pronuncia sauin), celebrata tra il 31 ottobre e il 1º novembre. Era il Capodanno dei Celti, momento di passaggio tra l’estate e l’inverno, tra la luce e l’oscurità.
In quel periodo, secondo le credenze, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventava più sottile: gli spiriti potevano tornare sulla Terra per fare visita ai loro cari… o per combinare qualche scherzetto!
Per difendersi da questi “ospiti” indesiderati, si accendevano fuochi, torce e lanterne (le antenate delle moderne zucche intagliate), con lo scopo di illuminare e proteggere: l’occhio che scruta nel buio, la lanterna che rischiara l’ombra, la fiamma che tiene lontano ciò che non si può vedere.
Jack O’Lantern e la zucca dagli occhi di fuoco
L’icona più famosa di Halloween — la zucca con il sorriso spettrale — viene dalla leggenda irlandese di Jack O’Lantern, un fabbro furbo che riuscì a ingannare persino il diavolo.
Condannato a vagare per l’eternità con una brace ardente dentro una rapa svuotata (la zucca è arrivata dopo, grazie agli americani, che ne avevano in abbondanza), Jack è diventato simbolo dell’anima che cerca luce nel buio.
E quegli occhi fiammeggianti che oggi accendiamo nelle zucche intagliate?
Sono la rappresentazione perfetta di ciò che Halloween significa: la luce che veglia e protegge, un piccolo “occhio” che osserva la notte e tiene lontane le paure.
Quando lo sguardo spaventa (ma affascina)
Halloween gioca anche con l’idea degli occhi che spaventano.
Pensiamo ai vampiri con il loro sguardo ipnotico, ai gatti neri dagli occhi fosforescenti o ai mostri con pupille dilatate.
In tutti i miti dell’orrore, l’occhio è il centro dell’emozione, il punto di contatto tra il visibile e l’invisibile.
C’è persino una spiegazione scientifica: quando proviamo paura, le pupille si dilatano, per catturare più luce e percepire meglio l’ambiente — un riflesso antico che ci arriva dai nostri antenati cacciatori.
Ecco perché nelle immagini spaventose gli occhi sembrano sempre enormi: sono, letteralmente, l’espressione fisiologica del terrore!
Halloween oggi: la paura che diverte
Oggi Halloween è diventata una festa colorata e ironica, in cui la paura si trasforma in gioco, creatività e spettacolo visivo.
E forse il vero significato di questa notte sta proprio qui: imparare a guardare ciò che ci fa paura, con un pizzico di ironia e una buona dose di luce.