Gli occhi a mandorla si sono dovuti adeguare

Gli occhi a mandorla si sono dovuti adeguare

Ai tempi della Preistoria, nelle pianure dell’Asia Centrale e in Siberia, le popolazioni che vivevano in quei luoghi pianeggianti affrontavano condizioni climatiche a dir poco avverse. L’inverno era nevoso e rigido con forti venti freddi, e l’estate soleggiata, arida e con tempeste di sabbia in zone tipo il deserto della Mongolia.

Insomma, folate di vento o di sabbia, la luce intensa dell’estate o il riflesso dei raggi sulle distese innevate di inverno, gli occhi degli asiatici erano messi veramente a dura prova.

Avrebbero dovuto aspettare per lunghissimo tempo qualche invenzione intelligente per poter proteggere i propri occhi. 

Un mezzo di locomozione avrebbe consentito di migrare pian piano verso luoghi più confortevoli, ma non sapevano ancora come costruire un treno o un aereo, e magari non sapevano neanche che esistessero luoghi più confortevoli dal punto di vista climatico.

Anche solo per l’invenzione degli occhiali da sole avrebbero dovuto aspettare quasi un’eternità.

Al tempo quindi non fu l’uomo/donna a trovare un rimedio protettivo, ma fu l’intelligenza infinita del corpo dell’uomo/donna, il quale cercò di adeguarsi alla situazione modificando la forma dell’occhio.

Una piega della pelle nell’angolo interno dell’occhio (che conferisce la particolare forma a mandorla) che otteneva una palpebra ottimale che fungeva da buon isolante termico, permetteva all’occhio di conservare calore e proteggeva dalla luce, dal vento e dalla sabbia.

Un processo di evoluzione sicuramente durato millenni, come è avvenuto per molte altre caratteristiche corporee (dimensioni e morfologia): le dimensioni della testa, l’altezza e la corporatura, le caratteristiche e colore della pelle, dei capelli e del naso, ecc.

Numerosi studi infatti confermano come le caratteristiche delle popolazioni umane siano state determinate in modo significativo da graduali adattamenti ai fattori ambientali, e in modo particolare alle componenti climatiche.

Il corpo umano è veramente una macchina perfetta, come la natura che lo circonda … è l’uomo che invece ha spesso la presunzione di saperne di più.

Peccato!

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